Questa commemorazione vuole essere un piccolo ma durissimo monito contro ogni odio. In queste ore esattamente 70 anni fa le truppe della coalizione che combattevano il nazifascismo entravano a Auschwitz, che in realtà era il campo centrale di un nucleo di fabbriche della morte grande decine di chilometri quadrati. Oggi come allora è doppiamente drammatico dover piangere donne e uomini che vengono sterminati per il folle desiderio di potere costruito sull’odio e sulla morte. Professori cacciati dalle scuole, bambini puniti per il proprio cognome, perché ebrei, libri bruciati biblioteche distrutte, pellicole distrutte dal regime; e oggi, donne frustate perché alla guida di un’auto, uomini arrestati per aver realizzato un pupazzo di neve perché contrari ai principi di qualche profeta immaginario; così come facciamo fatica a capire le polemiche e gli odii causati da una semplice foto tra due reginette di un concorso di bellezza, unite dalla speranza, dal sogno di un domani diverso, ma divise – da altri – perché appartengono a popoli in guerra. Oggi come 70, 80 anni fa non possiamo dire di non sapere. Non possiamo e non vogliamo restare passivi, non possiamo scoprire fabbriche di odio e voltarci da un’altra parte.
Noi oggi vogliamo contro ogni odio essere militanti della memoria insieme ai nostri ragazzi, ai nostri figli, ai nostri studenti verso i quali abbiamo l’obbligo di raccontare, senza retorica, la verità. Vogliamo da qui, con una nuova pietra che scopriremo tra poco al Parco che non a caso è dedicato alla Pace, fare tanto rumore per la memoria. E non possiamo non essere militanti della Memoria con un anno come è quello appena concluso in cui abbiamo assistito ad una catena di odio, anche nelle nostre città, anche a Roma, senza precedenti.
Rendiamo quindi omaggio alle donne e agli uomini che hanno perso la vita a Parigi e che, al di là della loro religione, col loro sacrificio sono a testimoniare che dobbiamo ogni giorno seminare la cultura della convivenza, facendo molto rumore, perché non si ripeta mai più.