Tra quattro giorni si celebra il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e con l’occasione si accenderanno i riflettori su un dramma di cui, purtroppo, troppe donne sono vittime. Ma ritengo – e lo dico senza retorica – che sia doveroso non solo un giorno ma tutti i giorni dell’anno farsi portatori della cultura del rispetto, che inizia dal linguaggio e si manifesta con i nostri atteggiamenti e comportamenti, anche quelli più comuni.

Anche lo sport può essere veicolo di inclusione e di trasmissione di valori sociali importantissimi.

Quello della violenza sulle donne è un fenomeno odioso, una pianta maligna che solo un patto tra politica e società civile può estirpare.

Dal canto nostro, non ci tiriamo indietro. Anzi, a un anno dal nostro insediamento in Consiglio regionale abbiamo approvato la legge per il contrasto a ogni forma di violenza sulle donne. Un atto normativo dal forte valore, che semplifica i testi presenti in materia e accoglie i princìpi sanciti dalla Convenzione di Istanbul. E con cui sono stati stanziati fondi pari a 1 milione di euro.

Abbiamo istituito l’Osservatorio regionale sulle pari opportunità e la violenza sulle donne, contro ogni stereotipo negativo e per la promozione della cultura della parità di genere.

Abbiamo promosso la nascita di una Cabina di regia ad hoc per promuovere la rete regionale di antiviolenza insieme alle diverse reti locali, le istituzioni, i centri antiviolenza e le associazioni già impegnate su questo fronte.

Solo qualche giorno fa è stata annunciata la pubblicazione del bando da 600mila euro per finanziare progetti di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne: un avviso pubblico che si rivolge a scuole, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato.

Abbiamo aumentato i fondi per l’accoglienza delle donne e dei minori in difficoltà stanziando 4 milioni per potenziare la rete strutturata di centri antiviolenza, case rifugio e case di semi autonomia, con l’obiettivo di avere presìdi fissi di ascolto e accoglienza su tutto il territorio regionale, anche nelle zone più periferiche.

Sappiamo che c’è ancora molto da fare, e non ci tiriamo indietro. Anzi: siamo sempre pronti a scendere in campo anche sul fronte della sensibilizzazione, a partire dai giovani e dalle scuole.

Coltiviamo valori e cultura per estirpare questa pianta maligna.