La proposta di legge regionale per la parità retributiva tra i sessi e il sostegno all’occupazione femminile, ha tutto fuorché un valore solo simbolico.
Presentiamo infatti una proposta di legge più che mai necessaria, dovuta. Anzi: siamo in ritardo e dobbiamo fare il più presto possibile. Abbiamo cominciato il lavoro su questa proposta di legge consapevoli che il problema ha radici profonde, anche culturali, su cui dobbiamo lavorare molto nei prossimi anni, in primis noi uomini. Ma abbiamo deciso di agire anche con un’altra consapevolezza, e cioè che per operare un cambiamento sostanziale nella vita delle persone è necessario che la politica e le istituzioni si muovano.

Una sfida a cui tutti a questo tavolo, insieme agli altri consiglieri della maggioranza e a tutti i cittadini e le associazioni che ci hanno aiutato a scrivere la legge, abbiamo risposto con passione e condivisione.

Bastano pochi dati per spiegare perché il tema della parità dei salari, e non solo dei salari, debba essere più che mai ai primi posti nell’agenda politica.

Uno è recentissimo, di dicembre: l’Istat ha rilevato come, a fronte di 101mila posti di lavoro persi in tutto il Paese, 99mila fossero di donne e solo 2mila di uomini.

Una ecatombe inaccettabile, su cui certo la pandemia ha fatto la sua parte, ma che viene da lontano, da problemi strutturali che dobbiamo superare.

Sempre l’Istat, solo pochi giorni fa, ha pubblicato un report in cui ci sono altri dati da leggere con estrema attenzione.

La disparità di salario tra donne e uomini, infatti, è strutturale, sia se vediamo alla retribuzione oraria media, sia se vediamo al differenziale retributivo di genere, il cosiddetto gender pay gap.

Questo indicatore ci racconta come il differenziale ammonti addirittura al 6,2%, ed è ancora più drammatico nel settore privato, dove la differenza media raggiunge addirittura il 17,7%.

Questo vuol dire che una donna, in una azienda privata, a parità di lavoro, guadagna 8 laddove l’uomo guadagna 10.

Il 28° Rapporto sulle Retribuzioni, che prende in considerazione i dati del 2019 e della prima metà del 2020, rileva che in Italia gli stipendi degli uomini sono, in media, superiori a quelli delle donne, per tutte le categorie professionali, a tutti i livelli, e – cosa importante – fin dall’ingresso nel mondo del lavoro. 

Un ultimo elemento, per completare il quadro, riguarda i ruoli decisionali: nell’impresa, solo il 4% degli Amministratori Delegati è donna.

Sono questi i motivi essenziali del nostro impegno oggi, anche se potrebbero essere fatti altri mille esempi di situazioni inaccettabili.

La proposta di legge che presentiamo oggi è rotonda e ricca, completa di diversi aspetti che non sempre si prendono in considerazione quando si agisce sul tema della parità.

Vengono introdotti principi e regole sui salari, certo, ma anche misure per il reinserimento delle donne vittime di violenza, con disabilità, o in situazioni di disagio sociale, purtroppo accentuate dal Covid.

Andiamo ad incidere anche sull’equilibrio tra vita e lavoro, e sulla condivisione degli sforzi che donne e uomini portano avanti per la famiglia, un tema di cui non si parla mai abbastanza.

E infine guardiamo dentro anche alla nostra stessa istituzione, con delle norme ad hoc per il benessere lavorativo per le donne che lavorano per la Regione, e alla politica, con misure che incentivino alla parità nelle amministrazioni locali e alla partecipazione sempre più forte delle donne alla vita pubblica.

Ringrazio tutte e tutti quelli che ci hanno aiutati a scriverla, a partire dalla prima firmataria Eleonora Mattia.

Lavoriamo insieme per rendere la parità un fatto, e non più un sogno o una conquista ancora da fare.