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 Il dopo-Covid. Nel Lazio cinque priorità per un vero lavoro comune

Le risorse europee a disposizione per il bilancio 2021-27 e i fondi Next Generation Eu sono una straordinaria opportunità per impostare le politiche regionali del futuro.

Caro direttore,

le risorse europee a disposizione per il bilancio 2021-27 e i fondi Next Generation Eu sono una straordinaria opportunità per impostare le politiche regionali del futuro, immaginare e disegnare la società che vogliamo dopo la pandemia. Per non perdere quest’occasione la Regione Lazio ha messo in moto, sin dall’inizio della pandemia, un percorso partecipato dove politica, istituzioni, cittadini ed esperti hanno costruito (e continuano a perfezionare) assieme una visione che orienta priorità e scelte su settori e progetti da finanziare. La visione è quella di una comunità generativa, ricca di relazioni e connessa e trae spunto dai risultati di frontiera delle scienze sociali che coincidono con la riflessione della Dottrina sociale cristiana quando identificano nella qualità della vita di relazioni e nella generatività la radice della soddisfazione e della ricchezza di senso del vivere.

Non si tratta solo di princìpi astratti o di pie intenzioni. Per costruire una ripartenza resiliente, sostenibile e generativa da questa visione scaturisce l’obiettivo di dare priorità a progetti in grado di creare valore economico, posti di lavoro, combattere le diseguaglianze e favorire la coesione sociale, ridurre i rischi ambientali e pandemici e creare le condizioni per una vita ricca di senso e fatta di relazioni di qualità. Sulla base di questa visione e mettendo assieme esperienze originali e complementari di ciascuno in un percorso di intelligenza collettiva abbiamo identificato cinque ambiti prioritari strutturati in un ampio programma di interventi dal titolo #NextGenerationLazio.

I primi due ambiti riguardano le infrastrutture. Per essere più vicini, in relazione e connessi abbiamo bisogno di rimuovere le strozzature delle infrastrutture metropolitane e ferroviarie regionali e portare le infrastrutture digitali e la banda larga in tutta la Regione, soprattutto nelle zone meno redditizie per gli operatori privati, agendo con decisione per superare le diseguaglianze di accesso alla rete che abbiamo visto aver fatto la differenza anche in questo periodo di forzato lavoro a distanza. Gli altri due ambiti chiave sono quelli della transizione ecologica e nell’innovazione. Il mondo sta vivendo una nuova ‘rivoluzione industriale’ che consiste nel passaggio dal paradigma lineare a quello circolare. Si tratta di ripensare prodotti e processi produttivi, sfruttando le enormi potenzialità della digitalizzazione e puntando su riuso e riciclo in modo da ridurre l’uso di materia prima e la produzione di rifiuti non riciclabili. Questa rivoluzione coinvolge l’urbanistica, la mobilità e i trasporti, l’efficientamento energetico degli edifici, l’agricoltura e a cascata tutti gli altri settori industriali e dei servizi. Gli aumenti di produttività e dunque di valore a disposizione per combattere povertà e diseguaglianze sono potenzialmente enormi.

Infine, il quinto e non ultimo ambito di azione, è quello della rivoluzione generativa del welfare che mette al centro la prossimità e la cura interpersonale. Essere scartati è qualcosa di ancora peggiore che essere poveri. Vuol dire essere considerati inutili senza alcuna possibilità di avere una vita degna e generativa. Reinserimento lavoro, cura interpersonale, accompagnamento sono le parole chiave che possono riportare cittadini in condizioni di disagio nuovamente dentro la rete di relazioni comunitarie. È sulla base di questa visione e lavorando su questi ambiti che potremo anche migliorare la qualità di beni pubblici essenziali come istruzione e sanità combattendo diseguaglianze di accesso, dispersione scolastica e favorendo il collegamento tra scuola e mondo del lavoro.

Ci domandiamo spesso alla fine di un bel convegno, se sia possibile rendere concrete le parole che abbiamo sentito e ci hanno appassionato. La conclusione è spesso che la politica è distante, il salto è troppo grosso, che forse il cambiamento sarà possibile solo nel lungo periodo partendo dalla formazione e dalle scuole.

Dopo il Covid-19 non è più così. La tragedia della pandemia ha talmente rimescolato le carte della nostra vita che ci ha spinto a mettere in discussione e ripensare in profondità il nostro vivere per costruire una società migliore da lasciare in eredità alle generazioni future. Mai come in questo periodo difficile abbiamo lavorato e pensato così a fondo a come ridisegnare il nostro futuro. Nella Regione Lazio la sfida di rendere da subito concrete visioni oggi di frontiera è stata lanciata. La missione dei prossimi anni sarà quella, combattendo le mille difficoltà pratiche di attuazione, di dimostrare ogni giorno di esserne tutti insieme (cittadini, organizzazioni della società civile, classe politica) all’altezza.

Lettera al direttore di Avvenire, con il contributo di Leonardo Becchetti , economista dell’Università di Roma Tor Vergata e LazioLab

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