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 L’economia di Francesco

Quando a novembre, come tanti, ho potuto seguire “The Economy of Francesco”, l’evento che il Pontefice ha organizzato coinvolgendo centinaia di giovani economisti con l’obiettivo di disegnare il mondo che verrà, ho pensato subito al gesto dell’abbraccio.

Un abbraccio vero, nei confronti del futuro del Paese e dell’intero pianeta. Un futuro da non avversare, di cui non avere paura, ma da progettare con in mente un’economia più giusta, sostenibile e inclusiva.

Per questo abbiamo bisogno di un Governo inclusivo e sostenibile. In ore delicate come queste, il mio pensiero va all’Agenda Draghi. Sarà ispirata agli obiettivi fissati dall’ONU per il 2030, farà della sostenibilità la chiave per rilanciare il sistema produttivo, dell’innovazione e dell’inclusione sociale la strada per il progresso. Più che mai in tempo di Covid.

E poi ancora il merito, la formazione, la resilienza. Il mio auspicio è che questo Governo nasca all’insegna dell’abbraccio “ideale” che la pandemia ci ha negato: meno schermaglie e più dialogo, meno personalismi e più bene comune.

Un Governo da costruire insieme, per ricostruire insieme il Paese.

È con questo spirito che a tre mesi dall’evento di Assisi, ho voluto riunire i vertici di alcune delle realtà pubbliche e private più importanti del Paese, per riflettere insieme.

Queste realtà, per le loro attività e dimensioni, con le scelte che prenderanno oggi possono incidere concretamente sulla vita delle generazioni future, e la loro presenza qui, oggi, testimonia un impegno che è importante riconoscere.

È dalle scelte che prenderemo in settori strategici come l’energia, l’ambiente, la salute e l’agricoltura che si sviluppa il dibattito di oggi, a cui vi lascio, ringraziando ancora tutti per essere qui.

Un anno fa, non avevamo ancora idea di come avremmo passato il 2020, un anno che ricorderemo sicuramente per sempre.

Il 2020 ha cambiato le nostre vite, le ha cambiate tragicamente e le ha cambiate in profondità, insegnandoci nuove abitudini e un rispetto diverso per il tempo che viviamo, per i nostri cari, un valore che forse non avremmo mai immaginato di poter dare, impegnati com’eravamo a muoverci continuamente, senza sosta.

I mesi che abbiamo dietro di noi, e probabilmente anche alcuni dei mesi che abbiamo davanti, ci ricordano innanzitutto il valore di un abbraccio, come dicevamo all’inizio di questo incontro, il valore dello stare insieme, il valore del fare comunità.

Francesco, con la sua testimonianza di vita e di pontificato, con le sue parole, più di tutti ce lo insegna: non siamo isole, non possiamo affrontare i problemi del pianeta e dell’umanità da soli, individualmente, con la sola politica o con le sole aziende, e neanche come singole nazioni, per quanto potenti.

Dobbiamo affrontare la trasformazione e le grandi sfide del futuro con spirito di corpo, facendo squadra, con la capacità di collaborare e di metterci insieme per far nascere le idee migliori.

Il Pontefice lo ha fatto, ad Assisi, puntando a condividere le esperienze di centinaia di giovani talentuosi, economisti e imprenditori, che studiano, progettano e mettono in pratica l’economia del futuro.

Nostro dovere e nostro obiettivo era ed è valorizzare quel grande lavoro collettivo e portarlo anche qui, in questa città, in questa Regione, in questo nostro Paese, cercando di dargli una declinazione pratica e pragmatica.

Cercando di fare quelle scelte che possano cambiare realmente la vita quotidiana delle persone, aiutandole a stare sempre meglio.

Parlarne, ora, non basta più: le cose da fare sono tante e bisogna farle presto.

Se è vero che L’Economia di Francesco ha segnato un passaggio fondamentale, dobbiamo fare in modo che tutto il lavoro svolto dai giovani studenti e studiosi di Economia, dai rappresentanti delle aziende, dagli imprenditori, i dirigenti e i top manager, non deve in nessun modo andare perso.

Deve, anzi, necessariamente trasformarsi in cambiamento reale, messo al servizio del bene comune e di un’economia giusta, sostenibile e inclusiva.

Il primo punto del Manifesto prodotto dai giovani che si sono riuniti ad Assisi riguarda la salute della terra, del suo ambiente.

Questo proposito è sintetizzato in un semplice motto: “La terra deve respirare”.

Con questa immagine in testa, l’invito di Francesco è rivolto alle potenze mondiali e alle istituzioni economico–finanziarie, affinché sappiano rallentare la loro corsa, misurandola per non danneggiare l’equilibrio precario ma irrinunciabile del nostro pianeta.

Le istituzioni italiane si stanno già muovendo e dovranno continuare a farlo, con molta più forza.

Parlo per la Regione Lazio: stiamo per completare il Piano di Sviluppo Sostenibile, e stiamo approvando le linee guida della programmazione comunitaria per il periodo che va dal 2021 al 2027.

Come amministrazione, abbiamo espresso chiaramente la volontà di declinare il tema della sostenibilità in ogni nostro atto, in ogni politica pubblica che abbiamo implementato a livello regionale.

Adesso, dopo tanti passi concreti, è il momento di accelerare  e dare una spinta ulteriore a questo nostro impegno.

Un tema chiave è quello dell’energia, e la presenza di due aziende fondamentali per il nostro Paese come Terna e Enel qui, oggi, lo dimostra. Ringrazio ancora Stefano Antonio Donnarumma Carlo Tamburi  per la loro preziosa presenza.

L’invito di Papa Francesco è chiaro: serve una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate, una messa a terra di ciò che le aziende migliori sanno fare, e politiche che curino l’ambiente.

Allo stesso tempo non potremo lasciare le famiglie, soprattutto quelle che vivono nelle zone più svantaggiate, senza la possibilità di acquistare energia al minor costo possibile, per lavarsi, cucinare e assicurarsi una qualità della vita dignitosa.

Anche in questo caso, è “equilibrio” la parola chiave che dovremo rispettare in un’ottica di cambiamento continuo e spinta verso la sostenibilità.

Le conclusioni del convegno di Assisi riportano almeno altri tre temi che come Regione Lazio ci sono cari e che continueremo a curare nei prossimi anni con ancora maggiore impegno.

Primo: i beni comuni, che vanno custoditi e utilizzati in modo intelligente. Una priorità non solo per l’agenda di Francesco, che ha invitato i Governi a metterli al centro delle loro politiche e dei loro sforzi educativi nei confronti dei giovani, ma anche per la nostra amministrazione.

La Regione Lazio è stata infatti il primo ente locale italiano ad approvare, nel 2019, una legge regionale unica nel suo genere, volta alla promozione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni.

Questo dispositivo di legge permette di coinvolgere i cittadini attivi a collaborare con le amministrazioni nella manutenzione delle aree verdi e nella gestione di spazi, attraverso i cosiddetti “patti di collaborazione” basati sull’articolo 118 della nostra Costituzione e un approccio innovativo alla formazione del personale degli enti locali.

Una misura di cui siamo orgogliosi e che porteremo avanti, nelle sue diverse realizzazioni pratiche, anche nel corso dei prossimi anni di governo locale.

Secondo: stop alle ideologie economiche che offendono e scartano i poveri, gli ammalati, le minoranze, chiunque abbia avuto dalla vita o dalla sua condizione sociale e familiare uno svantaggio di qualsiasi tipo.

Anche in questo caso, la Regione Lazio si è fatta trovare pronta: sempre nel 2019 è stato infatti approvato dal Consiglio Regionale il Piano Sociale denominato “Prendersi cura, un bene comune”.

Questo piano ha come principio guida quello della centralità della persona nella comunità, e la sua partecipazione attiva alla vita delle città e delle istituzioni.

Una politica attorno alla quale sempre di più faremo ruotare, strategie, progettualità, servizi e strutture specifiche che saranno a disposizione dei cittadini e dei singoli Comuni ed enti locali.

Il terzo tema, il più importante, è quello del lavoro e della dignità che al lavoro è da sempre legata.

Al giorno d’oggi, infatti, più o meno la metà della popolazione mondiale vive ancora con l’equivalente di circa due dollari al giorno. In molti luoghi, avere un lavoro non garantisce la possibilità di sottrarsi alla povertà.

Il percorso di avanzamento e di progresso sociale e collettivo che ha attraversato il mondo in questi ultimi decenni, è innegabile, ma, purtroppo, troppo spesso è stato diseguale.

Una situazione, questa, che ci chiama a riconsiderare e riorganizzare le nostre politiche economiche e sociali con l’obiettivo chiave dell’eliminazione della povertà e dello sfruttamento, per tutti i lavoratori e le condizioni.

Come Regione Lazio ci siamo mossi in plurime occasioni proprio per garantire un futuro e un lavoro dignitoso a tutti.

Si potrebbero elencare decine di iniziative legislative ed economiche, come il programma Torno Subito per offrire una chance a tutti i giovani di talento che vivono nella nostra Regione, lo stipendio minimo di 800 euro per tutti gli stagisti, la legge per favorire la specializzazione delle giovani donne nelle materie STEM, e la consultazione pubblica che abbiamo svolto per stabilire i “Diritti primari della gig economy” sul nostro territorio regionale.

Sempre con un solo pensiero fisso: che nessuno rimanga indietro. 

Con questo stesso spirito, infine, vorrei poter menzionare lo sforzo enorme fatto dalla Giunta Regionale e in particolare dallo staff che si occupa del Coordinamento del programma, per sfruttare al massimo le possibilità offerte dal Recovery Fund.

Attraverso il coinvolgimento delle migliori intelligenze ed esperienze del nostro territorio, abbiamo prodotto una serie di proposte concrete per la nostra Regione che avranno un impatto positivo anche per l’intero Paese.

Lo abbiamo fatto perseguendo tre linee di investimento precise: modernizzazione e digitale, transizione ecologica, coesione sociale e del territorio.

Proposte, queste, anch’esse sviluppate con i valori dello sviluppo sostenibile e dell’inclusione sociale come punto fermo, oltre che con la tensione sempre più forte verso la green economy.

In chiusura, voglio riportarvi alcune delle parole di Papa Francesco che più ci hanno ispirato nell’immaginare questo evento e le azioni per il futuro.

In occasione dell’evento di Assisi, infatti, il Pontefice ha chiesto a tutti – giovani e non solo – di lavorare ad un patto per un nuovo modello economico perché, cito testualmente le sue parole, “non possiamo andare avanti in questo modo”, e siamo “chiamati a incidere concretamente nelle nostre città e università, nel lavoro e nel sindacato, nelle imprese e nei movimenti, negli uffici pubblici e privati”.

Una sfida che noi abbiamo colto declinandone i valori nella nostra attività politica e amministrativa, con l’impegno che portiamo avanti ogni giorno.

L’Economia di Francesco non è che un punto di partenza, una bussola che indica la via. Sta a noi percorrerla e renderla realtà tangibile.

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