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 Il futuro del lavoro: dal territorio alle aziende le soluzioni per uno smart working sostenibile

Ci troviamo oggi in una fase delicata di ripresa dall’emergenza sanitaria: il grande lavoro svolto a livello nazionale e locale per superare le difficoltà della pandemia mostra oggi i propri frutti grazie alla campagna vaccinale, che prosegue spedita.

Certamente l’uscita dalla pandemia non comporterà tout court un ritorno alla vita che conducevamo ormai oltre un anno fa. Un paese messo in pausa per un lungo periodo ha bisogno dei tempi giusti per tornare a correre.

È da poco passato il 2 giugno, una Festa della Repubblica che ha segnato per il nostro Paese, come 75 anni fa, un momento di rinascita da un grande periodo di sofferenza e fragilità. Oggi ci troviamo proprio in questa situazione, a dover rimettere in cammino la nostra comunità con uno sforzo che deve essere comune.

E dobbiamo farlo a partire dal lavoro, vero banco di prova della nostra società, diritto da garantire ai tanti, troppi cittadini lo hanno perso e che spesso non trovano possibilità di reinserimento.

Quale paese e quale mondo del lavoro troviamo ora che ci sembra finalmente di vedere la fine del tunnel? Un paese sicuramente cambiato nella sua quotidianità.

Lo vediamo dai contesti virtuali ai quali siamo ormai abituati, che ci hanno fatto perdere il contatto con la realtà in presenza, con l’incontrare le persone.

Il cosiddetto smart working sarà uno dei nuovi scenari lavorativi che rimarranno e con il quale dovremo imparare a convivere. Ce lo conferma l’Osservatorio del Politecnico di Milano: sono oltre cinque milioni gli individui che continueranno a lavorare almeno in parte da remoto anche dopo la fine della pandemia. Questi cambiamenti di paradigma si rifletteranno anche sulle aziende che rivedranno gli spazi modificando la struttura o l’utilizzo per uniformarsi alle nuove modalità lavorative.

Il primo marzo del 2020 avevamo circa 550mila lavoratori in smart working mentre il 10 marzo ne avevamo 7 milioni e mezzo; in 10 giorni abbiamo più che decuplicato questa percentuale di lavoratori non in presenza. Questa pandemia ha di fatto accelerato un processo che probabilmente era in embrione, ma che senza la pandemia mai avrebbe avuto questi numeri.

Va quindi immaginato un nuovo futuro dell’impiego, garantendo tutele agli oltre 12 milioni di questi “nuovi lavoratori”, ripensando i contratti collettivi nazionali e aziendali, evitando che lo smart working si trasformi in un mix inscindibile di vita privata e lavoro. 

C’è poi il tema ambientale, settore che come Regione Lazio abbiamo messo al centro delle nostre politiche, facendo correre di pari passo sostenibilità e sviluppo economico.

Prima della pandemia, ogni giorno in Italia quasi 20 milioni di persone si muovevano per raggiungere il proprio posto di lavoro, percorrendo 703 milioni di km, consumando 29 tonnellate di combustibile, immettendone nell’atmosfera 87 di CO2, 18 di polveri sottili e 243 di ossidi di azoto. 

Aver ridotto significativamente questi spostamenti e il loro impatto sull’ambiente ha determinato sicuramente un enorme beneficio in termini di salubrità dell’aria che respiriamo.

Per governare e gestire questa nuova mobilità che ci aspetta, occorre che le politiche urbane di trasporto siano ripensate complessivamente. È necessario incidere sulla riduzione delle emissioni e sul miglioramento della qualità di vita nelle nostre città, lavorando da un lato a misure specifiche per aumentare la capacità del mezzo pubblico e per promuovere la mobilità sostenibile, e dall’altro, agendo ad un livello più profondo sulla domanda di mobilità. 

Si evince con chiarezza da queste premesse  – che, sono sicuro, affronteremo e svilupperemo nel corso di questo interessante momento di confronto – il doppio beneficio che una nuova organizzazione del lavoro potrebbe apportare non solo alla produttività ma anche al benessere psico-fisico delle persone e alle generazioni future che abiteranno il nostro pianeta. 

La sfida ora sta a noi e dovremo essere in grado di coglierla per affrontare con la giusta consapevolezza e preparazione la nuova normalità che ci aspetta.

“Nessun lavoro è insignificante. Ogni lavoro che fa crescere l’umanità ha la sua dignità e la sua importanza”


Martin Luther King

È sempre bello e importante quando il mondo dell’impresa, delle aziende, dell’innovazione mette a disposizione il proprio tempo per trovare, insieme alle istituzioni, nuove soluzioni alle sfide del futuro.

E il lavoro, soprattutto, è La sfida del futuro. Non esiste società degna di essere tale se non mette al centro del proprio sentire comune il diritto e la certezza di averne uno per poter contribuire con il proprio ingegno al progresso comune.

Come Regione Lazio lo abbiamo detto chiaramente: una comunità cresce se tutte le persone che la animano sono messe in condizione di poter esprimere la propria professionalità, il proprio intelletto.

E questo discorso vale ancora di più nell’era dello smart working che stiamo vivendo e che condizionerà il mercato in futuro sia dal lato dei lavoratori sia da quello delle imprese.

Sin dall’inizio della pandemia ci siamo impegnati per supportare questa nuova modalità con un finanziamento importante, è stato ricordato, di 2 milioni di euro. La possibilità che abbiamo voluto dare alle imprese è stata di potersi dotare di servizi di consulenza e formazione utili a redigere un piano di smart working e per acquistare strumenti tecnologici necessari per l’attuazione del piano.

A fine 2020 la survey “Future of Work 2020”, realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro, ha illustrato come solo il 6% delle imprese intervistate abbia dichiarato di voler tornare alle condizioni preesistenti senza Smart Working. 

Non solo. Il 60% delle imprese considera lo  Smart Working l’iniziativa più importante sulla quale investire per le risorse umane, mentre il 67% mette al primo posto la digitalizzazione di tutti i processi.

Questo scenario mette al centro due questioni fondamentali, che oggi abbiamo toccato: ripensare i modi in cui approcceremo il mondo del lavoro in futuro e continuare ad investire e a promuovere politiche di innovazione tecnologica.

Lo smart working però porta con sé anche una dimensione di privazione della socialità che non dobbiamo trascurare, che non può non influire a livello psicologico sui lavoratori. Il diritto alla disconnessione, di cui tanto si parla, serve proprio a evitare questo.

Una ricerca LinkedIn effettuata a maggio 2020 su un campione di 2mila lavoratori, mostrava come il 21% facesse a staccare la spina, il 36% arrivasse a fingere. Il 16% temesse addirittura il licenziamento.

Promozione e sviluppo di nuove politiche attive del lavoro. Questo è il tema di una Regione europea che crede nello sviluppo sostenibile e nella centralità del lavoro non tralasciando la centralità della persona.

È un percorso che abbiamo seguito da tempo e che, a marzo scorso, abbiamo arricchito con un investimento importante di 245 milioni di euro proprio sulle politiche attive, frutto di un protocollo fatto di azioni e atti legislativi concreti e innovativi per combattere la marginalità sociale di chi, purtroppo, un impiego nell’ultimo anno lo ha perduto.

In apertura questa mattina ho parlato dell’ambiente come una delle questioni direttamente connesse alla nuova dimensione lavorativa che stiamo vedendo. Aggiungo a questo il tema del digitale, altro asse fondamentale per il futuro lavorativo della nostra comunità regionale, utile per sviluppare nuove opportunità di impiego e per accrescere quelle esistenti in un’ottica di sostenibilità economica e produttiva.

Il Piano di ripresa e resilienza, oggi è stato citato, a questo tema dedica una Missione specifica dal titolo: “digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e non è un caso che questi settori siano messi insieme. 

La digitalizzazione infatti risulta essere cruciale per dare un impulso forte e trasversale all’intero sistema produttivo del paese.

In particolare, l’obiettivo è:

“ridurre i divari strutturali di competitività, produttività e digitalizzazione. Questo approccio unitario […] ambisce a produrre un impatto rilevante sugli investimenti privati e sull’attrattività del Paese, attraverso un insieme articolato di interventi incidenti su Pubblica Amministrazione, sistema produttivo, turismo e cultura”.

Una strada importante che abbiamo già iniziato a percorrere, grazie al lavoro costante e appassionato dell’assessore Roberta Lombardi sul tema, e che siamo pronti a proseguire per accompagnare cittadini e imprese in un processo di transizione lavorativa che durerà, ne sono sicuro, ancora a lungo. 

A noi tutti il compito di farci trovare pronti a intercettare i cambiamenti che troveremo sul nostro cammino, avendo – come sempre – i piedi ben piantati a terra e lo sguardo verso l’orizzonte.

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