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 Smart working, si sperimentano tre giorni a casa e due in ufficio

Da Il corriere della Sera del 08/06/2021 – di Mirko Giustini

Confronto, presso lo Spazio Rossellini, tra Regione e aziende sulle modalità di lavoro sperimentate da inizio pandemia: c’è meno smog, ma va rimodulata la qualità di vita. Servono però una regolamentazione e aggiornamenti professionali sul tema

Indietro non si torna e nel prossimo futuro lo smart working resterà parte integrante della settimana lavorativa. È quanto emerso ieri nello Spazio Rossellini dove la Regione si è confrontata con il mondo imprenditoriale: allo studio la formula sperimentale 3 giorni a casa e 2 in ufficio e, se i risultati saranno soddisfacenti, più avanti si potrebbe arrivare a 5 su 5. «A beneficiarne saranno le città, con traffico meno intenso e spese di manutenzione più basse – commenta il professore emerito di Sociologia dell’Università Sapienza, Domenico De Masi –. Le imprese invece vedranno ridurre le microconflittualità e aumentare la produzione. Il domani è dei creativi. Rispetto ad aree più legate agli stabilimenti industriali, grazie ai suoi servizi, simboli e valori Roma risentirà meno di questo passaggio».

La pandemia «ha drasticamente ridotto gli spostamenti e di pari passo l’inquinamento ambientale, ma ha anche obbligato a ripensare le modalità – sostiene Daniele Leodori, vicepresidente della Regione -. È necessario incidere sulla riduzione delle emissioni e sul miglioramento della qualità di vita nelle nostre città, lavorando da un lato a misure specifiche per aumentare la capacità del mezzo pubblico e per promuovere la mobilità sostenibile, e dall’altro, agendo ad un livello più profondo sulla domanda di mobilità».

Accanto a ditte che hanno completato la transizione in breve tempo, ce ne sono altre che faticano a concludere il processo. «Le principali resistenze sono legate alla diffidenza dei manager, che preferiscono avere tutti i dipendenti in ufficio per esercitare un maggiore controllo – spiega Angela Paparone, direttrice risorse umane di Microsoft –. Scegliere la flessibilità significa includere ad esempio i diversamente abili, per i quali è difficile spostarsi, o i giovani del Sud che lavorano al Centro e al Nord, che potrebbero tornare dalle loro famiglie senza perdere l’impiego». A patto però che l’addio all’analogico sia portato a compimento e non resti a metà. «Ci sono ancora piccole realtà in cui un documento nato in formato digitale viene stampato, firmato e poi di nuovo digitalizzato – fa notare Fulvio Talucci, direttore esecutivo di TeamSystem, marchio legato allo sviluppo di software –. Occorre quindi rendere pervasiva la condivisione di procedure in cloud».

Cambiamenti impossibili senza corsi di aggiornamento o l’assunzione di nuove figure. «I selezionatori fanno fatica a trovare figure che possano aiutarli in questo percorso – confessa Linda Orsola Gilli, ceo di Inaz, leader nella gestione dell’organico –. Innovazioni come l’intelligenza artificiale aprono nuove prospettive di carriera. Resta però essenziale la presenza fisica: senza l’empatia non c’è crescita».

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